
PIO BAISSERO
Di famiglia istriana, vivo a Gorizia. Sono stato docente in Istituti Tecnici e all’Università degli Studi di Udine, pubblicista e curatore di attività ed incontri culturali internazionali sia in Italia che all’estero, intendendo per “estero” gli altri Paesi europei. Dirigo, dal 1989, l’Accademia Europeista del Friuli Venezia Giulia. Sono stato tra i fondatori della rivista-notiziario “Rassegna Europea” della quale sono, tuttora, responsabile di Redazione. Inoltre ho visto pubblicati miei scritti in varie riviste e giornali del Nord-est. I miei libri: “Theatrum Europae” edito nel 1995, “Il legno di San Marco” nel 2011 e “Mitteleuropa, alberi e foreste” nel 2013 per i tipi di Luglio, Trieste.

I MIEI LUOGHI
Mi trovo piuttosto bene in Europa, però non mi fa certo piacere che qualcosa non vada nel verso giusto nella nostra cara Unione, a torto o a ragione da più parti criticata. Ci sono conflitti più o meno latenti, tentazioni di chiudersi in gabbie e pregiudizi del passato, classi politiche impresentabili e i vecchi stati nazionali, in particolare l’Italia, non ce la fanno più di fronte a sfide globali, non solo economiche, davvero pesanti: questa crisi potrebbe sortire l’effetto della decadenza, della frammentazione o dell’implosione del vecchio continente. Oppure preludere ad una rottura dell’immobilismo, forse maggiore integrazione politica in senso federalista e miglior giustizia sociale?
Non lo so, ma credo ci sia bisogno di un risveglio delle coscienze e spazi per idee e gente nuova: a me sta bene la democrazia, è ovvio, ma occorre rinnovarla profondamente se non vogliamo tornare indietro nel tempo. A proposito di tempo: considero come mia patria e affondo le mie radici nell’area che dalle Alpi scende fino all’Adriatico con la sua storia ed il suo paesaggio. Oggi è purtroppo divisa tra stati nazionali fino a ieri antagonisti e poi, con l’UE, più o meno collaborativi. Un tempo le questioni nazionali e di confine non erano così esasperate e dannose: forse c’era maggior tolleranza, pur essendoci più povertà e minori tecnologie del presente.

L’area alpino-adriatica (bella l’espressione Alpe-Adria, purtroppo caduta in disuso o sostituita dal più burocratico “Euroregione”), ha avuto il suo periodo migliore ai tempi della Serenissima Repubblica prima e dell’Impero Austro-Ungarico poi. Un periodo che, dal 1400 arriva fino all’inizio del Novecento. Scomparse quelle due civiltà non si è più avuta la possibilità di ricostituire una qualche forma di unità e progresso in questo magnifico angolo d’Europa. Anche il mito della Mitteleuropa, allora, non può che essere un’illusione. Non solo perché ci sono state due guerre e nuovi confini che l’hanno frantumata, ma anche perché, come ha detto recentemente lo scrittore ungherese Milo Dior, “…che Mitteleuropa deve essere mai se la sua lingua di comunicazione è l’inglese?”.
Dopo la lettura di queste mie brevi considerazioni politiche e filosofiche, chi mi legge avrà modo di capire che i miei luoghi prediletti si dividono tra Italia, Slovenia, Croazia e Austria, insomma le terre intorno all’antico “Golfo di Venezia” cioè al Mare Adriatico. Ad esempio, l’Istria. Quasi inutile dire che, oltre a Gorizia e Trieste dove sono nato e dove ho compiuto i miei studi, amo e sto bene tanto a Venezia come a Vienna. In queste due città-capitali si respira cultura e si apprezzano la buona musica, la storia, l’arte e la buona lettura. Ma anche gli animali. Perciò, quando ci vado, mi sento come a casa mia. Poi, dalle nostre parti, fuori dai centri, grandi o piccoli che siano, ci sono i boschi… per farla breve il manto forestale è stato ed è, per me, un ‘altro luogo vitale e suggestivo che merita di essere non solo visitato, ma anche meditato.