DISTANZE

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Nel 500 una galea col vento in poppa, la vela latina spiegata e il ritmo forte dei vogatori poteva impiegare dalla costa siciliana a Tunisi meno di 24 ore. D’altra parte le coste siciliane e calabresi potevano essere raggiunte e saccheggiate dalle fuste corsare in poche ore, come poche ore erano sufficienti alle flotte spagnole, maltesi o veneziane per mobilitarsi, inseguire gli agressori o restituire il colpo distruggendo le basi turchesche in Nordafrica. A questa guerra navale, durata non per decenni ma per secoli, si affiancava tuttavia anche un’attività utile e pacifica, quella commerciale. Qui i veneziani erano i più abili, per non dire spregiudicati. Infatti alle azioni di guerra, torture, decapitazioni e altre cose del genere, sapevano alternare senza soverchi problemi scambi, compravendite di beni e servizi, trattative, abbracci e strette di mano, visite di cortesia e regali a chi, fino al giorno prima, era considerato un nemico mortale. Andate a visitare i musei di Istambul e vi troverete molti oggetti provenienti da Venezia, ad iniziare dagli apprezzatissimi vetri di Murano. Ambiguità od opportunismo? Difficile rispondere, ma ricordiamo che Venezia non disdegnava questi comportamenti perchè sapeva bene che la sua potenza ed il suo benessere dipendevano assai più dal commercio che dalla guerra. Ciò premesso, è da rilevare che fino al 600 il Mediterraneo era un’area di instabilità politica e militare, per non dire di violenza. L’Europa ne era molto esposta, soprattutto nella sua parte meridionale: Spagna, Italia e Grecia. Erano tre aree quasi separate dal resto del nostro continente, cosa che non dispiaceva a chi stava più a Nord: Francia, Austria e tutto quel che sta ancora più a settentrione. Le distanze accrescevano il distacco. Non vi dice niente questa storia apparentemente così lontana?

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